La mia prima Porsche era una 2000S del 1976 passo corto, marcia fino alle ginocchia, ma vederla lì in un box in Belgio con una botta da far paura mi ha fatto un tale effetto tipo sogno ma peggio, da non pensare neanche più alla gnocca.
Me la sono portata a casa ma era così marcia che, trainandola, la parte posteriore arrivava un pò più tardi, non tanto, ma appena quel tanto che ti fa pensare che metterla a posto in un altro box ad Amsterdam avrebbe potuto creare qualche problema.
La sospensione posteriore rimaneva al suo posto grazie a un bullone rimasto miracolosamente ancorato alla scocca, il parafango sinistro guardava tristemente in giù per la botta presa e, francamente, se ci penso adesso dopo circa 40 anni da quei giorni, sono stato veramente coraggioso (leggi deficiente) a cercare di metterla a posto.
Non c’era più niente di buono a parte il motore, il cambio e qualcosa delle sospensioni. Anche il mio portafoglio non era più buono e decisi quindi di venderla a pezzi per recuperare qualcosa.
Sogno infranto… ma forse no.
Stranamente riesco a vendere molti pezzi , tengo il motore e con quello che ricavo compro una 912 apparentemente più sana.
Il trasbordo di motore e altro dura 2 mesi, la faccio gialla e parto per l’Italia in pieno inverno. Con capelli lunghi, faccia da figlio dei fiori, arrivo alla dogana del Brennero dove il doganiere mi fa scendere dall’auto. Mi veniva il panico pensando che il mio motore aveva 2 cilindri in più della 912!
Il finanziere indica il cofano davanti e mi dice con parole dure “apra ..vediamo un po’ i numeri”
Mi ricorderò sempre la faccia di quei due, in un freddo gennaio al Brennero, mentre guardavano il cofano anteriore aperto, dove non c’era proprio segno di un motore.
“Chiuda….” disse.
“Buone feste in Italia.”